Alas- America Latina Alternativa Social - rete promossa da Libera in Centro e Sud America, ha intrapreso nella regione diversi percorsi di giustizia sociale, memoria e pace. Tra questi, con il coordinamento delle organizzazioni partner locali, sta promuovendo tavoli di confronto tra istituzioni e società civile e proposte di legge più incisive in tema di utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.

Lucas Manjon, referente della rete di Libera in Argentina e autore dell'articolo, è stato una figura chiave nella Fundacion Alameda, organizzazione di base partner Alas storicamente impegnata nella denuncia contro mafie e corruzioni e nel riscatto dei beni gestiti da imprese illegali in Argentina.

Il concetto alla base del recupero di beni derivanti da attività criminose non si dovrebbe basare solo sull’ipotetico - e altamente giustificato - risarcimento economico che le loro vittime, dirette o indirette, meritano. Anche lo Stato, nelle sue diverse rappresentazioni, ha visto indebolire la sua integrità etica ed economica, considerando che gran parte di queste attività, catalogabili nel contesto del crimine organizzato, sono state possibili grazie alla protezione se non alla partecipazione attiva di funzionari che rappresentano lo Stato.

La extinción del dominio (terminologia giuridica adottata in argentina ed in diversi paesi dell’America Latina per definire lo strumento della confisca) ha in primo luogo un fondamento simbolico. Il diritto penale è basato sull'emanazione di sanzioni e punizioni destinate a risarcire il danno procurato nei confronti della società nel suo insieme; il crimine non è commesso contro una singola persona, ma contro la società nel suo insieme e la sanzione è pertanto un risarcimento per l’intera società. Oggi ciò è ulteriormente rafforzato con l'implementazione del nuovo Codice Penale, che definisce come obiettivo centrale la "risoluzione dei conflitti".

Il senso di recuperare dei beni ottenuti illecitamente è più simbolico che economico in sé. L’idea di recuperare il maltolto e rivenderlo affinché il governo abbia degli introiti è simile al criterio per cui viene disseminata una strada di telecamere più per fare cassa piuttosto che per prevenire altri incidenti.

Le telecamere sulla strada devono esistere e devono servire anche per emettere sanzioni, ma non è questo il senso. Il senso ultimo delle leggi sta nel miglioramento della qualità istituzionale dello Stato stesso e nel miglioramento delle condizioni materiali ed immateriali di tutta la popolazione. Il sistema giudiziario ed il governo possono recuperare e riutilizzare qualsiasi maltolto, ma sfortunatamente finora sono stati recuperati, nella maggior parte dei casi, beni poi serviti per le campagne elettorali. Così come le telecamere devono servire a ridurre il numero di incidenti stradali e non per fare cassa, la loro disposizione geografica deve essere pianificata, definita scientificamente, per sfruttare al meglio le risorse disponibili.

Le agenzie statali incaricate di recuperare e tutelare l'integrità dei beni sequestrati sono frammentate e senza un coordinamento. La Corte Suprema, i Tribunali Federali, i Pubblici Ministeri, i Ministeri di Giustizia e organismi come l’Agenzia di Amministrazione dei Beni di Stato gestiscono informazioni diverse e applicano criteri differenti per preservare lo stato ottimale delle proprietà, oltre ad utilizzare differenti strategie per il loro riutilizzo effettivo. L'art. 23 del Codice Penale consente alle autorità giudiziarie di confiscare i beni di persone accusate di diversi tipi di reati. Inoltre nell'art. 233 dello stesso Codice si autorizza l’assegnazione dei beni confiscati a una persona fisica o giuridica che ne faccia uso. Chiaramente, questa assegnazione comporta degli obblighi nei confronti del ricevente: non alterare il senso espresso dalla sentenza del giudice, prendersi cura e mantenere il valore della proprietà mentre il procedimento penale continua.

Rispetto a ciò, esiste un sistema di “cambio di rotta”, qualora si fosse di fronte ad un errore giudiziario, che prevede la possibilità di far valere il principio di non colpevolezza dell’imputato, quindi la protezione dei suoi beni, così come garantiscono le leggi sulla proprietà privata. Nel caso in cui il bene dovesse essere restituito all'imputato e avesse perso il suo valore, si procederebbe ad un risarcimento economico. Oggi il governo sa di avere a disposizione anche questo strumento, che è ancora meno farraginoso di quelli proposti dalla legge e dal decreto presentato a scaglioni.

Di fatto anche l'argomentazione relativa alla presunzione di innocenza e alla garanzia del diritto alla proprietà privata che può frenare l’iter del recupero, del riutilizzo e del risarcimento (le 3R della dottrina dell’antimafia), adottata da diversi comparti del sistema giudiziario, non è corretta. Oggi, la maggior parte delle persone detenute per qualsiasi tipo di crimine e ancora in attesa di una sentenza, che sia per rapina, per furto o per reati legati alla criminalità organizzata, se alla fine risultano innocenti non solo hanno una grave perdita economica rispetto ai beni ed al loro sostentamento quotidiano, ma perdono anche giorni di libertà, rinchiusi in luoghi che di solito non sono villaggi turistici o centri ricreativi.

I beni che sono sottratti ad una persona risultata poi innocente possono essere risarciti, ma il tempo tolto ad una persona che è stata ingiustamente detenuta, no.

La extinción del dominio non dovrebbe basarsi su una mera restituzione di denaro per uno Stato che già ha una mal gestione delle proprie risorse. Tribunali e pubblici ministeri inutilizzati e disseminati in tutto il paese, vecchi e fatiscenti edifici che rendono difficile il funzionamento della magistratura, case e locali commerciali affittati come tribunali e/o pubblici ministeri, autorità giudiziarie di provata disonestà che continuano ad esercitare e tanto altro in un paese che, presumibilmente invece, cerca di progredire.

Dall'11 marzo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha decretato lo stato di pandemia in tutto il pianeta. I governi di tutto il mondo corrono contro il tempo per garantire l'assistenza sociale, economica e sanitaria dei propri cittadini. Paesi con economie deboli e superpotenze economiche si trovano nello stesso stato di impotenza nei confronti di un virus – il Covid 19 - che non fa distinzione tra confini territoriali e di classe, ma che si distingue molto rispetto ai sistemi economici in cui si imbatte. I dati che la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e i diversi organismi economici sovranazionali si sono incaricati di dichiarare fino alla nausea, ci raccontano che le economie nazionali e i loro cittadini sono totalmente esposti non solo al virus, ma alla fame, alla povertà e alla disperazione.

Su questo stesso argomento è intervenuto Papa Francesco che in due delle sue ultime omelie ha dichiarato di pregare “per le persone che in questo periodo di pandemia fanno affari con i bisognosi. Sfruttano i bisogni degli altri e li vendono: i mafiosi, gli usurai e molti altri". Inoltre ha chiesto "che il debito che pesa sui bilanci dei paesi più poveri venga ridotto o addirittura estinto".

I mafiosi e gli usurai che Papa Francesco ha ripetutamente denunciato sono coloro che inficiano quotidianamente sull’apporto che la società ha dato allo Stato per garantire i diritti dei cittadini. È necessario che i beni di tutti questi mafiosi e usurai siano messi al servizio delle persone più bisognose. I poveri, i vulnerabili, le donne vittime di violenza di genere, le vittime di sfruttamento sessuale, gli schiavi, gli operatori sanitari, i malati, gli impiegati, i trasportatori, gli anziani, i giovani e la società tutta in generale, dovrebbero essere tutelati in questa pandemia, che non riguarda solo il virus, ma anche la diffusa cultura mafiosa, l’egoismo e l’avidità.

Gli immobili confiscati, come i veicoli, i macchinari e i soldi che rientrano in questo quadro giuridico, devono essere consegnati nelle mani dello Stato e utilizzati attivamente per affrontare la crisi sanitaria ed economica che mette in pericolo la salute dell'umanità e che, a detta del nostro presidente Alberto Fernández, è prioritaria rispetto all’economia.

Che lo Stato riesca finalmente a risarcire i danni a cui è stato sottoposto attraverso il meccanismo delle 3R sarebbe un elemento in più da considerare in questa situazione di crisi. Sarebbe anche un segno di cambiamento e speranza.  Una svolta per costruire una democrazia forte, in reazione alla concentrazione economica ed alla mafiosità.

Lucas Manjon

Fonte:Cronicas Porcinas

Traduzione: Francesco Quarta